di Milena Galeoto
Non chiamatemi Pippi Calzelunghe |
Una
lettura appassionante, quella di Non chiamatemi Pippi
Calzelunghe come d’altronde può essere la lettura di un diario segreto, ma
non uno qualsiasi, di una bambina qualsiasi ma di Vladimira, detta Vlady, che
ne combina di tutti i colori!
Ha
nove anni e ricorda molto la vivace ragazzina raccontata da Astrid Lindgren
quasi settant’anni fa e non solo per il suo modo di essere sopra le righe,
avventurosa e impertinente ma perché, ahi lei, a Pippi Calzelunghe ci
assomiglia davvero!
Vladimira
Bianchetti frequenta la IV elementare a Santo Ponzio ed è mpossibile per
la pestifera protagonista, dove la scuola e finanche la piazza portano lo
stesso nome del paese, non sentire l’incontenibile desiderio di vivere fuori
dagli schemi, proprio uguale a Pippi come la chiamano perfino il parroco,
il panettiere e anche la sua maestra di storia e geografia Lella Sardella
(soprannominata Lella Scodella per il suo rotondo fondoschiena).
Tenete
presente le dolci principesse, le ammiccanti Winx o le femminucce occhi da cerbiatto?
Bene, Vlady è esattamente l’opposto, un vero maschiaccio specie quando si trova
di fronte Federico Gallucci che, nientedimeno, frequenta la prima media e che
la chiama non solo bimbetta dell’asilo ma PIPPI (un nome che fa
sorridere, diceva la canzone) che alla pestifera protagonista proprio
non va giù!
Se
non fosse per il suo amico Pulcioso, il suo amatissimo Nonno Eufemio, la sua
amica del cuore Serena (di nome e di fatto), Timmy il piccolo genio (che le fa
battere il cuore) e Daniele il più gracilino di tutti, amante dell'horror, la
vita di Vladimira Bianchetti sembrerebbe segnata da un terribile sortilegio per
tutti i guai che le capitano! Come quando per sfidare il belloccio bullo
Federico Gallucci, colpì con la fionda lo sciccoso cappello di una
signorina che per raccoglierlo urtò un ciclista, innescando una vera e propria
catena della sfortuna che costò la gamba rotta di un distinto signore che
passava per caso da quelle parti. Ma come Vlady racconta nel suo diario,
le disgrazie non arrivano mai da sole, così, potete immaginare chi si ritroverà
in classe come sostituta dell’insegnante di matematica…
Questo
solo un assaggio di “Non chiamatemi Pippi Calzelunghe”, un libro adatto agli
amanti di tragicomiche avventure, scritte con dirompente ironia sottoforma di
diario segreto da Maggio a Settembre, tra vicende di scuola, vacanze estive e
buoni propositi, almeno così si spera…
Manuela Acquafresca |
Manuela Acquafresca (detta anche Manu o Manolita per gli
amici) è un’autrice di libri per bambini... che conosce sul serio! Non solo
perché insegna da molti anni alla scuola dell’Infanzia (amatissima dai suoi
piccoli allievi) ma perché la bambina che è in lei non ha smesso mai di
esistere. Allegra come un fiume incontenibile di vitalità, mamma orgogliosa di
due splendide ragazze, Michela e Marisol, zia di quattro nipoti, insomma,
circondata da bambini e adolescenti che spiegano la crescente voglia di
scrivere per loro. Ma Manuela non scrive soltanto, legge tantissimo, attività
che condivide con la sua famiglia, specie con il marito Maurizio (detto Mauri)
che colleziona diversi libri antichi che ama restaurare.
L’amore
per la scrittura nasce da molto lontano, da quando era bambina e la sua prima
lettrice è stata la maestra Sebastiana Tingalli che grazie al cielo non le ha inibito
questa passione, avendole scritto sulla pagella di quinta elementare: “l’alunna
non è portata per la lingua italiana e non ama scrivere”. Ma i grandi, si sa,
spesso sono insofferenti di fronte a bambini vivaci e pieni di fantasia perché,
a detta loro, non sono attenti! Ma si sbagliano perché sono proprio quei
bambini che crescendo riescono a fissare meglio le emozioni e le esperienze di vita
“vissuta” fuori dagli schemi, capaci di donare come la nostra autrice, una
scrittura ricca di particolari, sensazioni e modi di essere.
I
piccoli lettori si chiederanno, chissà com’era Manuela Acquafresca da bambina?
Eccola,
nella simpatica descrizione di se stessa:
“Sono
sempre stata una bambina distratta che volava via con la sua fantasia ed ero
poco attenta alle lezioni, cosa che faceva innervosire tutti i miei insegnanti.
Grande inventiva per i giochi, costruivo e progettavo
pupazzi, bambole, abiti e centomila altri oggetti fatiscenti ma sempre
coloratissimi e pieni di magia.
Cantavo davanti allo specchio con la spazzola per
microfono e con i pantaloni del pigiama calcati in testa, fingendo di essere
una cantante famosa con la chioma lunghissima e non con quei capelli cortissimi
che mia madre mi obbligava a portare.
Odiavo la matematica, le persone curiose e le bambine
viziate.
Amavo e amo la cioccolata, il gelato, la pizza e
l’insalata, soprattutto condivisi con chi amo.
Amavo parlare con gli alberi e abbracciarli e lo faccio
tuttora, ho cercato in mille modi d’imparare il linguaggio degli animali e poi
ha capito che bastava parlare a loro con amore e ci scoprivano subito amici
inseparabili.
Ho salvato molti uccellini caduti dai loro nidi prima che
finissero nelle grinfie di gatti randagi e affamati, ho liberato lucertole
dalle mani dispettose dei bulli di strada e anche micetti impauriti….
vendicandomi con quei ragazzini che si prendevano gioco dei più deboli e li
torturavano gratuitamente. Devo ammettere che, purtroppo, crescendo non
sono cambiata, sono rimasta tale e quale solo con qualche ruga in più, qualche
chiletto di troppo a causa delle perdute corse a perdifiato nei giardini.”
Insomma,
ci sarebbe stato da scrivere un romanzo intero anche solo per raccontare di
tutte le avventure fantastiche che continua a vivere nella sua fantasia insieme
ai suoi amici di sempre. Capite adesso chi è Vladimira Bianchetti: è lei,
Manuela Acquafresca. La scelta del nome, poi, spiega chiaramente l’amore
dell’autrice di mescolare le diversità, vivendo in terra di confine (il Friuli)
dove razze, religioni e culture si mescolano da sempre, così Vladimira è un
nome tipico dell’Est e Bianchetti, propriamente italiano.
Oltre
al diario di Vladimira Bianchetti, edito da Acar Edizioni, primo di una serie dedicata al mitico personaggio di Pippi Calzelunghe, Manuela Acquafresca ha
esordito come scrittice nel 2012 con una fiaba edita da Edigiò, intitolata: Le zollette di
zucchero e il ballo a corte. E successivamente con la stessa casa editrice:
Streghella e la
dolce frittella. Nel Febbraio 2013, invece, è uscito il primo libro
di una collana “Filatelica” per ragazzi della quale Manuela è unica autrice in
Europa, intitolato: Francobollo,
Letterina e il viaggio nello ….SPAZIO!” Racconti dentellati che
presenta con cadenza trimestrale alle scuole primarie della sua città e a
quelle della minoranza slovena presso il museo postale italiano della
MITTELEUROPA.
… E per chi crede che in Friuli non ci siano vulcani, è perché non ha incontrato Manuela Manolita Pippilotta alias Vladimira Bianchetti!
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